Vegetali

Significato dell’argomento:
Le specie vegetali contengono moltissime sostanze in grado di svolgere un’attività biologica sull’organismo umano, con effetti benefici  (azione terapeutica) o  dannosi  (azione tossica) in relazione  alle caratteristiche ed  alla quantità  dei principi attivi presenti.
In caso di esposizione ad una pianta  velenosa la valutazione del grado di tossicità  e delle conseguenti  manifestazioni cliniche è resa difficoltosa dalla variabilità sia del contenuto in principi attivi (differisce nelle varie parti della pianta  ed in relazione allo stato di maturazione) sia della loro biodisponibilità e del grado di assorbimento attraverso il tratto gastroenterico; inoltre,  l’attività  farmacologica può essere modificata dal trattamento fisico effettuato sul materiale  dopo la raccolta (ad es: cottura, essicazione, macerazione).
Molte  delle informazioni sulle proprietà (sia curative che tossicologiche)  delle  piante sono aneddotiche o legate ad un uso tradizionale non validato da studi scientifici. Per questo motivo le notizie  diffuse da riviste, libri o siti internet possono essere  discordanti e  non corrispondere ai reali  effetti clinici che l’esposizione accidentale o intenzionale a sostanze vegetali può avere   nell’uomo.

Modalità di esposizione
Il medico viene più frequentemente interpellato per ingestioni pediatriche di specie ornamentali, ma le intossicazioni più gravi coinvolgono generalmente gli adulti e sono dovute all’uso di piante selvatiche  a scopo  alimentare o di automedicazione: le specie officinali  vengono utilizzate in modo improprio, oppure avviene uno scambio con specie simili, ma velenose, al momento della raccolta. Mortali si sono, ad esempio, rivelate le ingestioni accidentali di colchico (Colchicum Autumnalis) scambiato per aglio ursino (Allium Ursinum) e di aconito (Aconitum spp) scambiato per radicchio selvatico (Cicerbita alpina); molto gravi anche le ingestioni di veratro (Veratrum Album) scambiato per genziana (Gentiana lutea),  di Mandragora (Mandragora off) scambiata per borraggine (Borago off), di belladonna (Atropa Belladonna) scambiata per mirtillo (Vaccinium myrtillus).
Altre modalità di esposizione sono l’uso a scopo voluttuario delle specie ad azione stimolante o allucinogena da parte degli adolescenti e, più raramente, l’uso  intenzionale delle specie velenose a scopo abortivo, suicidario o criminale.

Azione delle tossine vegetali
Le tossine contenute nelle piante  velenose  possono svolgere la loro azione lesiva solo nella zona di contatto (specie  ad azione locale), oppure, dopo assorbimento dalla via di esposizione, coinvolgere uno o più organi specifici (specie ad  azione sistemica) causando intossicazioni  anche  molto gravi e potenzialmente mortali.
Alcune piante svolgono essenzialmente una azione irritante locale, determinata dal loro contenuto in ossalati di calcio, lattici, oli od altre sostanze che causano un dolore urente delle mucose con possibile edema locale e sintomi gastrointestinali dopo ingestione;  nel caso di specie fototossiche, la reazione locale è scatenata dall’esposizione alla luce solare.

Altre, come le piante che contengono toxoalbumine o saponine, determinano prevalentemente sintomi gastrointestinali (nausea, vomito, dolori addominali, diarrea), che si possono manifestare anche a diverse  ore dall’ingestione e che possono essere così gravi da richiedere cure intensive in ospedale.

In altri casi, invece, l’azione tossica si esplica su organi vitali, come cuore, sistema nervoso, o fegato, con effetti clinici molto gravi. I sintomi delle intossicazioni dovute a specie ad azione sistemica (vedi tab.) dipendono dal tipo di tossina coinvolto e dall’ organo principalmente colpito
Ad esempio:

  • la digitale, il mughetto e l’oleandro contengono glicosidi cardioattivi che provocano rallentamento del battito cardiaco fino all’arresto cardiaco.
  • la belladonna, la mandragora, lo stramonio contengono alcaloidi con azione anticolinergica , che causano agitazione, allucinazioni e, nei casi più gravi, convulsioni e coma.
  • la cicuta determina paralisi della muscolatura con insufficienza respiratoria, ipossia e morte.

Il riconoscimento botanico da parte di un esperto è sempre fondamentale ed indispensabile per una valutazione corretta del rischio tossicologico in tuutti i casi di ingestione di un vegetale

Alcuni esempi di specie a tossicità locale
Alocasia spp.(orecchio d’elefante)                Philodendron spp (filodendro)
Colocasia spp.                                                Spathyphyllum (spatifillo)
Dieffenbachia spp.                                         Zantedeschia spp. (calla)

Essi contengono ossalati di calcio insolubili: causano un dolore urente alle mucose con infiammazione e possibile edema locale, sintomi gastrointestinali dopo ingestione.

Anemone alpina                                             Euphorbiacee spp
Calla palustris                                                Ficus beniamina (beniamino)
Daphne spp                                                    Ficus carica (fico)
Daphne mezereum                                        Ranunculus spp, (ranuncolo)
Iris germanica

Essi contengono oli, lattici ed altre sostanze irritanti responsabili  del dolore locale, dell’eritema, della formazione di vescicole per contatto cutaneo, di sintomi gastrointestinali per ingestione.
N.B. il lattice del fico così come gli infusi od i decotti preparati con le foglie (talvolta usati impropriamente come “abbronzante naturale”), può causare delle gravi ustioni, aggravate dall’esposizione alla luce.

Alcuni esempi di specie a tossicità gastrointestinale
Abrus precatorius*
Ricinus communis (ricino)
Robinia pseudoacacia (robinia)

Essi contengono toxoalbumine, proteine contenute nei semi che resistono agli enzimi proteolitici dello stomaco e causano gravi gastroenteriti, anche emorragiche. Se assorbite possono danneggiare fegato e rene.
N.B.: l’olio di ricino contiene solo l’essenza oleosa e non la ricina componente proteica tossica!
* I semi, dei grani rossi con una macchia nera, vengono usati per preparare rosari e collane ornamentali.

Cyclamen ( ciclamino, bulbo)
Fagus sylvatica
Phytolacca americana (fitolacca)
Aesculus hippocastanum, ( ippocastano)

Essi contengono, in particolare all’interno  dei semi,  saponine, sostanze che hanno un effetto irritativo, che causano vomito e diarrea in rapporto alla quantità ingerita. Queste tossine possono  causare anche rottura dei globuli rossi (emolisi), ma  essendo scarsamente assorbite dal tratto gastrointestinale, tale complicanza  si può difficilmente verificare per ingestioni accidentali.

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Alcuni esempi di specie a tossicità sistemica
Colchicum autumnalis (colchico)
Gloriosa superba

Essi contengono l’alcaloide colchicina, presente in tutte le sue parti, ma particolarmente concentrato nel bulbo. Anche per ingestioni accidentali, oltre a sintomi gastrointestinali, possono condurre, in relazione alla dose, ad una grave intossicazione sistemica, caratterizzata da insufficienza multiorgano e depressione midollare, con esito letale.

Alcuni esempi di specie ad azione cardiotossica
Convallaria majalis (mughetto)
Digitalis spp, (digitale)
Nerium oleander (oleandro)
Thevetia peruviana (oleandro giallo)
Urginea marittima (cipolla di mare)

Essi contengono glicosidi cardioattivi in concentrazione variabile. Ai primi sintomi gastrointestinali (nausea, vomito, dolori addominali), seguono sopore, bradicardia (caratteristico è il blocco atrioventricolare, di vario grado sino all’ asistolia), ipotensione ed marcato aumento del potassio nel sangue.

Aconitum spp, aconito

Esso contiene alcaloidi terpenici e basi norditerpeniche, tra cui l’aconitina, che causano gravi intossicazioni caratterizzate da formicolii, parestesie (che partono dall’orofaringe e si diffondono agli arti superiori ed al tronco), senso di malessere generale,  vomito, dolori addominali, alterazioni del ritmo cardiaco (generalmente tachiaritmie), arresto cardiaco, paralisi muscolare con possibile insufficienza respiratoria.

Veratrum spp

Esso contiene veratrina e causa ipotensione, aritmie (generalmente bradiaritmie), sintomi gastrointestinali.

Alcuni esempi di specie ad azione cianogenica
Hydrangea spp (ortensia)
Prunus laurocerasus (lauroceraso)
Prunus spp. (mandorlo amaro, albicocco, prugno etc.)

Essi contengono dei glicosidi (soprattutto amigdalina) che, per idrolisi a livello intestinale, liberano acido cianidrico, che si lega ai citocromi impedendo la respirazione cellulare.
I primi sintomi dell’intossicazione sono gastrointestinali (vomito, ripetuto ed improvviso), seguiti da depressione dello stato di coscienza, acidosi metabolica con tachipnea aumento della frequenza respiratoria, possibili convulsioni.
N.B. ingestioni accidentali di pochi semi o foglie non sono da considerarsi pericolosi, perché sono necessarie quantità molto elevate per causare intossicazione. Non sottovalutare, però, i pazienti nei quali si manifestano i sintomi gastrointestinali dopo l’ingestione, specie se si tratta di  bambini.

Alcuni esempi di specie ad azione anticolinergica
Atropa belladonna (belladonna)
Datura stramonio (stramonio)
Datura spp.
Hyosciamus spp
Mandragora officinalis

Essi contengono in tutte le loro parti alcaloidi ad azione anticolinergica, principalmente scopolamina, iosciamina e atropina. L’intossicazione è caratterizzata da arrossamento della cute, specie del viso, aumento della temperatura corporea , midriasi pupilla dilatata, xerostomia secchezza della bocca , allucinazioni, agitazione/sopore,  tachicardia, convulsioni, coma, incapacità ad urinare. Diversi casi di intossicazione sono dovuti al loro consumo  a scopo di abuso da parte di adolescenti.

Primo intervento
L’identificazione con il nome botanico della specie ingerita è indispensabile per poter valutare correttamente il rischio tossicologico.
I floricoltori, i giardinieri e gli operatori dei consorzi agrari sono generalmente in grado di aiutare i privati cittadini nel riconoscimento.
In caso di ingestione di una parte di pianta non nota, se non vi sono ancora sintomi, è prudente somministrare subito del carbone attivo in polvere sospeso in acqua, su consiglio del medico.
In caso di contatto cutaneo con specie irritanti è necessario lavare abbondantemente la zona esposta con acqua e sapone neutro, mentre in caso di ingestione può essere somministrato un protettore delle mucose per bocca, in attesa di una valutazione del medico.

Primo intervento
L’identificazione con il nome botanico della specie ingerita è indispensabile per poter valutare correttamente il rischio tossicologico.
I floricoltori, i giardinieri e gli operatori dei consorzi agrari sono generalmente in grado di aiutare i privati cittadini nel riconoscimento.
In caso di ingestione di una parte di pianta non nota, se non vi sono ancora sintomi, è prudente somministrare subito del carbone attivo in polvere sospeso in acqua, su consiglio del medico.
In caso di contatto cutaneo con specie irritanti è necessario lavare abbondantemente la zona esposta con acqua e sapone neutro, mentre in caso di ingestione può essere somministrato un protettore delle mucose per bocca, in attesa di una valutazione del medico.

Uso consapevole
Si deve sconsigliare la raccolta di piante spontanee per uso “salutistico” o di automedicazione per l’elevato rischio di uno scambio accidentale con specie velenose.
E’ utile conoscere nome botanico e tossicità delle piante d’appartamento che devono essere posizionate in luoghi non acessibili ai bambini.

E’ prudente che specie a tossicità elevata e/o con parti che possono facilmente attrarre l’attenzione dei più piccoli ( bacche o fiori colorati) non vengano messe a dimora in parchi e giardini di asili nido, scuole materne, scuole elementari ed aree gioco.

Per saperne di più

Vai alle schede delle piante

L’elenco delle piante ornamentali velenose è consultabile  nell’opera in tre volumi elaborata in collaborazione  con Centro Antiveleni di Milano e pubblicata dall’ ISPELS

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